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...Storia

...la nostra storia
DAL LIBRO "IL MONASTERO DI SANTA MARIA ANNUNZIATA DI MANDANICI
Autore:Giusy Giandolfo, Casa Editrice: Armando Siciliano Editore Messina.
PARTE TERZA p.49 A CURA DI Mario Carpo.

DALLA NOTTE DEI TEMPI ALL'ANNO MILLE
Nel III secolo a.C. dei coloni greci di Calcide(1), spinti all'insediamento nella Sicilia orientale(parte della Magna Grecia), a causa degli insufficienti raccolti nel suolo della madrepatria, territorio piccolo e montagnoso, fondarono uno dei tanti accampamenti rudimentali anche nella valle che oggi ospita Mandanici.
Battezzarono il primordiale insediamento in Mandranike, che potrebbe significare formazione di mandrie(2), poiché il territorio, presentandosi ricco di acqua, aveva già allora le caratteristiche per la pastorizia, quell'economia consona a Mandanici.(Nota:oggi mentre scrivo, potrei pensare Mandas(monastero) alla dea Nike(dea della vittoria).
Nel tempo il posto subì tutte le dominazioni ed influssi, grazie al fatto di essere anche rudimentale strada di passaggio accessibile a quei tempi, disegnata per un ampio tratto dalla fiumara Dinarini che, dopo una barriera montuosa di scarso spessore, già raggiungeva il versante tirrenico.
Vi si stabilirono anche i Mamertini, soldati mercenari al servizio di Siracusa nel periodo antecedente alla prima guerra punica(3). Dei Mamertini una traccia inequivocabile è stata ritrovata alla fine degli anni '50, durante un lavoro di scavo per la piazza antistante il Duomo, una moneta bronzea reca infatti l'effigie di un soldato armato e la dicitura "MAMERTINOV" in lingua greca.
Il nome del villaggio si trasformò in Mandranikis e, successivamente, in Mandranikium, e quindi in lingua volgare divenne Mandranice(4).
La pastorizia non fu la sola forma di economia del posto, ma fu affiancata ben presto dall'agricoltura e dalle attività connesse; tipico esempio è stato l'allevamento del baco da seta, "u funnicellu" in dialetto siculo, attività in disuso pian piano e sconosciuta adesso, anche per le mutate caratteristiche commerciali.
Queste attività furono favorite dalla fiumara che, come detto sopra, era usata come "arteria" di comunicazione verso i due mari, lo Jonio da un lato ed il Tirreno dall'altro, e che con il proprio letto asciutto per buona parte dell'anno permetteva il transito di persone e bestie.

DALL'ANNO MILLE ALL'INIZIO DEL XX SECOLO
Notizie certe si hanno a partire dalla fine dell'anno Mille(1061 in poi), periodo in cui i Normanni, navigatori del nord Europa(di razza germanica), dopo essersi stanziati in Francia(Normandia) giunsero in Italia, inizialmente come mercenari al servizio dei signorotti in lotta fra loro, costituendo poi un proprio dominio, addirittura ebbero la meglio contro il potere papale stesso, ma assoggettandosi dopo(vassalli), ottenendo delle investiture(5).
Dopo aspre lotte i Normanni riuscirono a liberare la Sicilia dal dominio saraceno, ed anche Mandanici, "vicus munitissimus"(6), subì la stessa sorte di tutta l'isola.
In questo villaggio, il conte Ruggero fece erigere la nobile abbazia dell'ordine di S.Basilio con la chiesa di S.Maria Annunziata in segno di voto Cristiano per la vittoria sul precedente oppressore Arabo.
Nel periodo Normanno anche altre opere sorsero a testimonianza della Cristianità, come ad esempio il Duomo(X-XII sec.), situato nell'allora centro del Casale di Mandanici, nella piazza che diede i lustri anche a nobiltà del tempo, a case di nobili che ancora oggi si possono ammirare, i palazzi Mastroieni e Scuderi, bellezze fiere e maestose.
Il Duomo fu costruito con pietre di cava locale, pietra gialla così sagacemente scolpita, tetto ligneo e stucchi favolosi; il pavimento con mattonelle di terracotta ricavate anch'esse dalle antiche fornaci del luogo.
Altre opere furono eseguite, come la Chiesa di Santa Maria Ballomerio(SS.Salvatore), la Chiesa della SS.Trinità(San Giuseppe), della Madonna del Carmelo, e di S:Antonio Abate, per non parlare di un altro monastero in contrada Riotto. Il Duomo dedicato a Santa Domenica, fungeva da Cattedrale e le altre Chiese da filiali per la cura delle anime del luogo(particolare curioso un campanile gigantesco, forse torre da avvistamento? Lo dico oggi). Parecchi di questi dati li dobbiamo alla scrupolosa precisione dello storico Rocco Pirri e dell'enumero Arezio. All'interno molte opere di alto valore artistico ornano il Duomo: il crocefisso in tela e gesso del 1600, la Madonna del Gesso, attribuita al Di Saliba, le tele del Sabba, quelle di Giacomo Grassi ed altri pittori del 1700.
A contribuire all'importanza economica del paese erano alcuni giacimenti di metalli preziosi.
Nei monti circostanti, infatti pare che vi fossero delle miniere fra i pizzi Mualio, Marnò, Cappero e Cipolla fino al vallone di Pulario e al Monte Scuderi, con minerali di piombo argentifero, zinco e rame con miche aurifere, minerali sfruttati dagli austriaci dal 1720 al 1734(7).
L'oro delle monete coniate nella"zecca di Fiumedinisi" veniva probabilmente dalla miniera di San Carlo nel territorio di Fiumedinisi e le monete con l'effigie di Carlo VI portavano la scritta "ex visceribus meis". Carlo II di Borbone chiamò tre tirolesi, Nessler, Langher e Miller per i lavori di scavo e fusione dei metalli fino al 1759.
Il paese ha dato i natali ad uomini illustri, come il medico Domenico Belli, autore dell'opera "Animadversio medicopactia", il grande docente di diritto canonico al seminario di Palermo, Giovanni Tracuzzi; il medico Miceli, l'Abte Ricciardi, che decorò l'altare del Sacramento del Duomo; Paolo Mastroieni, nobile cavaliere al servizio della Spagna, la cui tomba si trova nel Duomo stesso, dove riposano anche le spoglie di Giovan Matteo Scuderi, governatore di Malvagia, che per devozione ornò gli altari del Sacramento e del Santissimo. Inoltre nacque a Mandanici Luigi Mazzullo(8), avvocato, scrittore, patriota, giornalista, che partecipò alla insurrezione di Palermo del 1848 ed alla battaglia di Milazzo del 1860(9), sindaco del paese dopo la liberazione dai Borboni e propugnatore della costruzione della strada S.Teresa-Mandanici-Castropreale, ritenuta da sempre importante attraversamento dei Peloritani.
Questa strada con legge del 23 luglio 1881, viene fattibilmente proposta, emendata dall'allora onorevole di origine mandanicese Sciacca Della Scala; purtroppo gli eventi fermarono tutto per come è. Arrivano i le grandi guerre e anche Mandanici dà il proprio contributo di sangue.Si hanno poi nel periodo post-bellico le emigrazioni e lo spopolamento come in tanti paesi della Sicilia, del Sud e del Mezzogiorno, della quotidiana vita grama, molti se ne vanno per altri lidi in cerca di fortuna, qualcuno riesce, qualcuno ritorna.

PICCOLA GUIDA
Colui che da Roccalumera va su per la strada provinciale per Mandanici si imbatte ad un bivio, sulla sinistra Locadi, a destra Badia, frazione di pochi abitanti con la " solinga" bellezza dell'ampia valle. Da Badia una strada arriva sul "serro", posto panoramico che invita alle riflessioni, che offre la visione del mare e di tutta la costa. Accanto c'è una strada che porta alla fiumara, che passa attraverso l'Abbazia: L'aria è carica di cose perdute, di usi andati; scendendo fra i ruderi(oggi per fortuna restaurata) pare proprio di sentire un vocìo sommesso di preghiere, di cori, di trilli di campanelli, di tempi remoti....
Economicamente Badia poggia sulla coltura degli agrumi che prosperano nelle anse del torrente, al riparo della tramontana: Man mano che si sale, comincia già l'ulivo che, con il suo caratteristico colore, dà il suo marchio a Mandanici: Andando più su, sulla sinistra dà il benvenuto una piazza tonda, "u Cucuzzu", ufficiosamente la piazza degli innamorati, per via delle tante coppiette che d'estate si appartano al buio a cercare complicità sotto il cielo di agosto. La strada continua e dopo la fontanella ecco il paese di Mandanici l'antico Casala:
Per la verità si presenta nuovo, un po' troppo tranquillo di giorno, ma il corso d'estate è pieno, specie la sera, di gente che a notte fonda ancora passeggia a cercare quel fresco che le sere d'estate riservano in tutta pace.
D'inverno invece tutto si cheta, poche pesone di sera si avventurano per la strada, l'aria frizzante la fa da padrona.
Il corso(Corso Mazzullo) si allunga per tutto il paese e dopo avere attraversato la piazza Dante con i due bar a fare da cornice, il monumento a Luigi mazzullo e alcuni negozi, va nell'altra piazza che passa sopra il Torrente Cavallo, fiumiciattolo con caratteristica mutevole, da grande arrabbiato; ad angolo un tipico ristorante fa da sentinella. Proseguendo, troviamo il campo sportivo, il ponte di Pietrafitta caratteristico del periodo del fascio e poi , in territorio del comune di Pagliata, un altro locale si affaccia nella verde campagna; di fronte, in alto, sotto il massiccio di S. Leo, alcuni villini.
DA Qui inizia la strada ancora in terra battuta che sale per le montagne , dove si può gustare la ricotta fatta ancora con sistemi tradizionali; la strada scende poi sul versante tirrenico. Il paese è molto caratteristico; tra il nucleo più antico, piazza Duomo, con il suo campanile da ammirare che svetta sulla chiesa e sulle altre case antichissime e il suo dedalo di viuzze che vanno al Pantano:. Violetti che danno sulla via Fabrizi tagliando in due il paese passando per Terranova, sorgente antica, fonte purissima, si va alla Chiesa della SS.Trinità, e continuando oltre ci si trova come d'improvviso sulla panoramica che va al quartiere Rocca, con le sue case appollaiate a mò di fortezza. Altri due quartieri caratteristici e panoramici sono: San Giorgio e Spafaro(via Roma) Da San Giorgio arrampicato su un costone di roccia, si può osservare un panorama stupendo della fiumara; da lì i contadini sin dai tempi più antichi guardano impotenti le piene invernali, le correnti del fiume Dinarini che tutto travolgeva: gli orticelli, "i rinazzi" terreni che ri disegnano al placarsi delle acque. Spafaro invece, con un breve rettilineo, inizia da una traversa del Corso Mazzullo, Via Roma appunto, case nuove, e la sede del Municipio, un costone di roccia lo separa da San Giorgio. Che dire altro? Parlare dei sentieri di campagna, di quella campagna che circonda Mandanici, anzi che racchiude dentro di se, paesaggio bucolico e ancora forte di tradizioni contadine; aggiungere un grazie per aver letto di Mandanici, un invito a chi non è di qua, ad una passeggiata che arricchisce l'animo.

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