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LE ORIGINI DEL NOME DEL PAESE |
La storia dell’attuale comune di Santo Stefano di Camastra ha radici molto antiche: bisogna risalire, infatti, al casale di Santo Stefano di Mistretta per individuarne la matrice. Il nome di Santo Stefano venne dato al centro della chiesa del monastero benedettino di Santo Stefano in Valdemone. Il primo nucleo del casale si formò come aggregazione di vassalli e di villani che dipendevano dal monastero. I primi documenti riguardanti Santo Stefano risalgono al periodo normanno-svevo e riguardano il vecchio “casale” di Santo Stefano di Mistretta ubicato nell’anonimo feudo ecclesiastico. Questo periodo va dall’ XI al XVII secolo. Il secondo periodo che si inquadra nella politica vicereale, va dal 1639 al 1812, quando, promulgatala Costituzione in Sicilia, venne abolito il feudalesimo, e riguarda la “terra” si Santo Stefano di Mistretta. Il terzo periodo, dal 1812 fino ai nostri giorni, è la storia dell’attuale “comune” di Santo Stefano di Camastra. I termini casale, terra, comune, indicano lo stato giuridico in cui l’abitato venne a trovarsi lungo i secoli e caratterizzano le tappe principali della dinamica territoriale. Le denominazioni di “Mistretta” e di “Camastra” indicano due aspetti importanti della storia del centro: inizialmente infatti il paese era legata giuridicamente al più importante centro di Mistretta; ma nel 1682 in seguito ad una calamità naturale, una frana, il centro venne distrutto e ricostruito in Marina dove trovò il suo indipendente sviluppo e si chiamò Santo Stefano di Camastra, dal Duca di Camastra, ideatore e promotore della nuova struttura urbanistica. L’opera di ricostruzione ebbe inizio il 30/03/1683 e durò circa 23 anni.
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a cura di: ALLIEVI CORSO UNCI - ITC |
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ITINERARI |
Il paesaggio è suggestivo per la posizione stessa cui è situato S.Stefano proprio alle pendici della catena montuosa dei Nebrodi, e si estende nella parte terminale su un’ampia terrazza di forma quadrata denominata ancora oggi “PORTA MESSINA”, che dà sulla costa tirrenica orientale e poi lungo il “VIALE DELLE PALME”, dalla parte “PORTA PALERMO”, su uno splendido bastione, lungo il quale si può ammirare l’intera costa occidentale. Ma ciò che lo ha reso noto nel mondo è stata la ceramica, che vanta un repertorio ricchissimo di forme, figure e colori accompagnati dalla brillantezza degli smalti e da un vero gusto pittorico della decorazione, ciò ne fa oggi uno dei maggiori centri di produzione della Sicilia occidentale, tanto da essere oggetto delle attenzioni di tutte le maggiori agenzie nei loro itinerari turistici-culturali. Nelle guide e segnaletiche stradali è infatti indicato come “IL PAESE DELLE CERAMICHE” citato dallo stesso Pirandello, che lo menziona nel duo racconto “LA GIARA” comprata proprio a S.Stefano di Camastra centro ancora allora fiorente per la produzione di oggetti domestici, quali stoviglie e recipienti per l’olio e l’acqua (giare e bomboli) S.Stefano non vanta tradizioni millenarie rispetto alla maggior parte dei centri urbani, grandi e piccoli della Sicilia, quasi tutti ricchi di testimonianze di civiltà di popoli che si sono fermati , come i romani, gli arabi , i francesi e gli aragonesi, ma tuttavia ha una sua storia legata alla laboriosità ed estro dei suoi abitanti, i quali hanno saputo reagire adattandosi e poi trasformandosi da contadini e dediti alla pastorizia a pescatori e poi ad esperti artigiani e cioè da “STAZZUNARI” (abili tornitori) a provetti artigiani delle ceramiche maiolicate. Fu proprio in questo periodo, cioè dalla fine del 700 all’inizio della seconda guerra mondiale, che la zona della marina denominata “VARCHI RUOSSI” conobbe il suo massimo splendore in quanto vi faceva stazza una flotta di grosse barche da carico adibita proprio al trasporto ed allo smistamento della ceramica prodotta per tutto il bacino del Meditteraneo. Dalle successive trasformazioni del paese, per effetto della sua espansione, le botteghe degli artigiani si sono spostate dalla zona “CHIANU” (il piano) lungo tutta l’arteria stradale 113 che da S.Stefano conduce verso Messina. Oltre alle botteghe, che sono una vera esposizione di arte e di colore, si consiglia visitare: l’ex palazzo baronale del Duca di Camastra, il Palazzo Sergio, oggi palazzo Travia, costruito intorno alla fine del XVII secolo su iniziativa del Duca Giuseppe Lanza, all’interno del quale si possono ammirare pregevoli affreschi alle volte e testimonianza di raffinate mattonelle colorate. Oggi è sede del museo della ceramica dove sono raccolte opere dei migliori artisti ceramisti italiani; il palazzo Armao sui cui frontoni brillano i colori vivaci dei mattoni di ceramica, vera testimonianza degli artigiani Stefanese e all’interno vi è un grande pannello che raffigura Napoleone III all’atto di passare in rassegna le sue truppe; la Chiesa Madre con disegni dell’arch. Rossi di Palermo con la splendida statua in marmo della Madonna del Latte della scuola palermitana del grande scultore Antonello Gagini (operante tra il 1478 e il 1537). Nella piazza antistante è stata riprodotta la pianta del centro storico “UN QUADRATO CON ISCRITTO UN ROMBO”. La chiesa del Collegio di Maria che contiene le spoglie di Don Giuseppe Lanza Barresi, Duca di Camastra e della prima moglie dama Maria Gomez de Silvejra; la chiesa del “CALVARIO” con alcuni dipinti del 600; la chiesa del “LETTO SANTO” nella vetta del Monte S.Croce a circa 800 metri di altezza dove secondo alcuni sorgeva un tempo una fortezza araba; la Villa Comunale, splendida “OASI DI VERDE” adornata da variopinti fiori profumati, ricca di alberi secolari. Il paese di recente è stato ulteriormente arricchito di opere d’arte di ceramisti siciliani i cui manufatti in pannelli di ceramica sono stati collocati lateralmente lungo tutto il corso centrale.
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a cura di: ALLIEVI CORSO UNCI - ITC |
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... da Palazzo Armao alla Chiesa del Calvario |
Risalendo per la via Umberto I si attraversa la nazionale e si sale per v. Dante, piegando a sinistra fino a raggiungere Palazzo Arma residenza del maggior imprenditore stefanese dell’ Ottocento, oggi sede della Biblioteca Comunale. Sui prospetti sono il pannello con la “Rivista dell’imperatore dei Francesi Napoleone III” e, sulle cornici terminali, il fregio con Leoni e vasi antichi e la Morte di Ettore. All’interno si visitano ambienti decorati con pavimenti in mattonelle maiolicate e decorazioni a fresco ottonovecenteschi. La via Perez, all’inizio tracciata dov’erano antichi magazzini e stazzoni per la produzione di terraglie, conduce all’Istituto D’arte per la ceramica, comprendente un Museo Didattico. Più arretrata è la Chiesa del Calvario, fatta costruire dalla famiglia Sergio e utilizzata anche come luogo di sepoltura dalla stessa; l’interno è riccamente decorato ad affresco e stucchi, con alcune opere lignee, dipinti e zone superstiti dell’antica pavimentazione maiolicata. Il retrostante Cimitero conserva nella parte più vecchia alcuni notevoli monumenti funerari, come la tomba Cerniglia, dello scultore palermitano Antonio Ugo.
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a cura di: ALLIEVI CORSO UNCI - ITC |
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...dalla Matrice a Porta Messina |
Partendo dalla Chiesa, si percorre uno degli assi che costituisce la “croce di strade” caratterizzante l’antico abitato. A metà percorso esso si slarga nella centrale piazza della Matrice, dove prospettano la facciata settecentesca e il solido campanile del capolino maiolicato. L’edificio ha pianta trinavata con cappelle laterali e profondo presbiterio, pavimento moderno con pannelli figurati in maiolica. Tra le opere antiche sono notevoli la marmorea Madonna col Bambino, gaginesca, le statue lignee dell’ Addolorata e di S. Nicola, i dipinti del secolo XVII e XVIII e due tele del palermitano G. Patania. Sottopassando il campanile si raggiunge piazza S. Sebastiano, quindi si piega a sinistra in via Plebiscito, raggiungendo in breve la chiesa di S. Giovanni, dove sono apprezzabili la grande macchina professionale seicentesca di Li Volsi, le statue settecentesche di S. Giovanni, S. Lucia e S. Sebastiano, il coevo dipinto con la “Sacra Famiglia” e i paliotti ad intarsio marmorei degli altari. Si scende fino a via Vittorio Emanuele e si piega a destra rasentando i palazzetti dell’espansione ottocentesca della città fino a Porta Messina, il verde Giardino pubblico (Monumento ai Caduti del 1924, di L. Messina) e il Belvedere costituiscono uno dei luoghi di maggiore animazione della cittadina.
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a cura di: ALLIEVI CORSO UNCI - ITC |
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